The Expendables – I Mercenari (Sylvester Stallone, 2010)

Ero indecisa se scrivere o no questa recensione a caldo su The Expendables (userò il titolo originale non per vezzo ma perché è un anno che sento parlare del film con questo nome e mi fa specie cambiarlo ora): tanto per cambiare, Nanni Cobretti ha praticamente già detto tutto, anche se purtroppo o per fortuna all’uscita dal cinema non mi era cresciuto il pene. Damn!

Cosa posso aggiungere di pregnante e significativo? Ci stanno aggettivi come “pregnante” e “significativo” su un film come The Expendables, un’operazione-nostalgia su una scala da Reagan a Commando [1]? Beh sì, perché l’effetto madeleine c’è tutto, anche se sicuramente vi avranno già fatto notare che l’unico grande veterano in gara è Stallone; Lundgren e Rourke hanno solo ruoli di supporto (per quanto forse i più interessanti del film), mentre Schwarzenegger e Willis appaiono solo per un cameo tanto breve quanto è enorme il fanservice. Insomma il grosso del nostro gruppo di nerboruti picchiatori dal grilletto facile è costituito da uno che la sua credibilità se l’è costruita soprattutto in Asia (Jet Li), da rappresentanti del cinema di menare più recente (Statham, vero coprotagonista, e secondariamente Crews), e da chi, come Randy Couture e Steve Austin [2], può vantare un background sul ring ben più corposo di quello cinematografico.

Non dico che mi fido, e nemmeno che non mi fido… ma non mi fido (cit.)

Ce ne frega qualcosa? No. A parte il fatto che per molti versi Sly già basta e avanza, quello che conta è che Expendables chiede ai suoi spettatori di fare una cosa molto semplice: non tanto di sospendere l’incredulità, quanto tornare in contatto con il proprio io decenne, capace di accettare senza battere ciglio una trama di una semplicità sconcertante e di abbracciare il senso di gioco che pervade questo film. Parliamoci chiaro: al di là delle strizzate d’occhio autoreferenziali (il personaggio di Schwarzenegger, il ruolo di Lundgren che cita quello che aveva ne I nuovi eroi), questo non è un film postmoderno, cinefilo, ironico. Non c’è quel tipo di rielaborazione, per quanto appassionata, che un Tarantino o un Rodriguez avrebbero potuto applicarvi.

Infatti Stallone, mente e motore dell’intera operazione, non è un fan dell’action anni ’80: ne è stato un protagonista, lo vede dal di dentro. Per quanto non manchi del tutto l’autoironia, non è quella la cifra di Expendables. Quel film è già stato fatto ed è Last action hero, del 1993: godibile e genuinamente divertente – possa non mancare mai dai sabati pomeriggio di Italia 1 – ma in un certo senso l’inizio della fine. Perché individua con estrema precisione tutti i topoi e gli stereotipi del genere, mettendoli alla berlina, seppure con molto affetto (citofonare anche: la serie di Scream per quanto riguarda un certo tipo di horror).

Vuoi venire a giocare con la mia Playstation 3?

Un’altra spia della natura ludica di Expendables, è che a un certo punto mi sono resa conto che molte situazioni da classico film d’azione, anche a livello di scenografie – la villa del boss circondata da sgherri, la torretta di guardia da far esplodere – sono semiscomparse dal cinema mainstream per riapparire nei videogiochi. Ci sono scene che fanno pensare di stare giocando il multiplayer di Call of Duty, o meglio ancora certi schemi di Uncharted pieni di scagnozzi da far fuori a suon di granate, mentre si sta nascosti dietro a un container che passava di lì per caso. Ma il punto è che ci sono proprio i film rievocati da Expendables alla base di buona parte dei videogiochi sparatutto/d’azione che hanno successo oggi, in un cortocircuito che lascio analizzare a chi è più ferrato di me in materia videoludica (per dire: sarà mica che al cinema l’action ha perso parte del suo appeal perché c’è la possibilità di viverlo in prima persona sulla propria console?).

Expendables è anche lontano dalle atmosfere crepuscolari di John Rambo, dove lo stesso Stallone aveva un’andatura dolente, appesantita, mentre qui si è tirato a lucido e anabolizzato dimostrando molto meno della sua età per la gioia di grandi e piccini. L’unico momento di introspezione è dato da un monologo del solito Rourke, che è arrivato ad un punto della sua carriera in cui emana carisma e presenza scenica insieme al sebo del cuoio capelluto. Il che vuol dire che ne emana parecchio (scherzavo, Mickey! Non t’incazzare!).

Nel prossimo capitolo della saga, Belen tornerà accompagnata da Christian De Sica

E’ anche un film molto casto: c’è Statham che ha le storiacce con la tipa, Rourke che filosofeggia sul fatto che è meglio morire con una donna che per una donna,  e una protagonista femminile che è tipo la sosia pasionaria di Belen Rodriguez, ma non c’è una singola scena di gente che limona, per dire. Non si va oltre l’affettuoso abbraccio e la virile stretta di mano (e lo “spacco i denti a quello che ti importuna”).  Se si tratti di Ho Yay o semplicemente di Bromance sta nell’occhio di chi guarda; a mio parere si tratta del fatto che, come ho detto, questa pellicola fa appello alla nostra fase prepuberale, quella che “ew, che schifo i baci!” e in cui l’amichetto con la fidanzatina viene preso in giro piuttosto che invidiato. E devo dire la verità, è una scelta che ho accolto con malcelato sollievo.

Io a Dolph gli voglio un sacco di bene, lasciate stare. E ricordate che è un ingegnere chimico con un QI di 160, non m’invento un cazzo.

Insomma, se non si è capito a me The Expendables – I Mercenari è piaciuto anche oltre i suoi meriti oggettivi, come mi piacerebbe una coppetta fragola e limone della Sanson: non è certo il gelato più buono del mondo, ma è quello che andavo a comprarmi da bambina nel bar qui a fianco, cinquecento lire per quello, duecento per il videogioco . Non è un caso che, in sala, l’età media degli spettatori (quasi tutti maschi, ma pare le statistiche dicano diversamente… o perlomeno lo dice Stallone) si aggirasse sulla trentina, anno più anno meno. Stallone ha fatto il suo film con in mente noi, che quando lui era all’apice della carriera avevamo l’età in cui si crede negli eroi – in questo caso eroi di grana grossa quanto il calibro delle loro pistole. Sly ha già annunciato che se questo primo Expendables avrà buoni incassi ci sarà un sequel, forse una trilogia (e chissà che Van Damme, di cui un pelino ho sentito la mancanza, si decida a partecipare), e c’è chi si augura che questo film faccia da volano per un revival dell’action classico in generale. D’altra parte, però, è proprio l’aspetto “revival all star” la forza ma anche la debolezza di questa operazione: per esempio, il tredicenne che ha visto la guerra fredda solo sui libri di scuola, proverà la stessa soddisfazione che ho provato io nel vedere di nuovo Stallone e Lundgren bicipite a bicipite venticinque anni dopo Rocky IV? Il gusto del pubblico mainstream può essere riaccalappiato anche al di fuori dell’operazione nostalgia? Le carriere di The Rock e Vin Diesel, che anche all’apice del successo non sono mai arrivati al livello iconico di Arnie e Sly, danno da pensare. Insomma, Expendables è un film che predica ai convertiti, e questa è la sua ragione di esistere ma anche il suo difetto più grande. Chissà se il sequel mi smentirà.

Nel frattempo, sbizzarritevi pure con la pagina di TvTropes dedicata al film, con un articolo che accomuna Stallone e Miyazaki, e con un bel post di Screenrant.com che immagina la stessa operazione con un cast femminile, e pure quello sarebbe un epic win non indifferente. Chi va a convincere Sigourney?

come diceva una maglietta della WWE, “100% ass kicking ladies”

[1] Sì, parafraso il Dr. Manhattan, dovreste leggerlo tutti già solo per il suo post sui Goonies, parlando di anni ’80

[2] Ecco, magari sarebbe stato meglio – in un film che non lesina i riferimenti “meta” alla carriera e alla vita reale dei suoi interpreti – non mettere proprio Stone Cold a picchiare la protagonista femminile, visti i precedenti con l’ex moglie 😐

8 pensieri su “The Expendables – I Mercenari (Sylvester Stallone, 2010)

    • Grazie, mi fa piacere che ti sia piaciuto il post 🙂 A dirla tutta, nei miei anni formativi ero più Team Arnold… ma parliamo di capisaldi tra cui è quasi impossibile scegliere 🙂

    • Ah beh, su questo non ci piove, tra i due è Sly quello artisticamente più completo, nel suo genere. E probabilmente anche l’attore migliore. Ma penso di essere leggermente più pro Schwarzy perché Conan, Terminator e Predator (ma soprattutto Terminator) sono stati tra i miti fondanti della mia infanzia 😀

  1. cacchio sei una disegnatrice??? e pure brava!
    (mi son fatto i cacchi tuoi, ho letto “art blog”)
    complimenti!
    (anche io mi cimento…un pò meno ultimamente, ma mi cimentavo fino all’anno scorso!)

    • Ehilà, (ex?) collega 🙂 Eh sì, mi barcameno disegnando, anche se ultimamente è più il meno che la barca… okay, non mi capisco più nemmeno io. Però sì, quello in realtà è il mio primo blog, questo l’ho aperto perché non mi andava di spammarlo con cose non attinenti al disegno 🙂

  2. Ottima recensione. Aggiungo che Statham è alla pari con Stallone, nel film, tanto che ha le scene di combattimento migliori – superiori persino a un sottosfruttato Jet Li – e che si prende pure la scena di chiusura del film, segnando un ideale passaggio di consegne.

    Zen

    • Sì, è chiaro che Statham è lì in veste di erede designato, in un certo senso (e in effetti mi sono chiesta perché Li fosse il terzo nei titoli e nelle locandine). Adesso sono curiosa di vedere che tipo di rimaneggiamenti avrà il cast nel secondo capitolo, visto che ormai è praticamente certo che si farà…

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