Qualche giorno fa stavo commentando con un’amica il pilot di The Borgias, lamentando un po’ la caratterizzazione “ammorbidita” di Cesare Borgia (se non proprio ANNEGATA NELLA MELASSA quando si trova in prossimità di Lucrezia) rispetto ad una realtà storica che suggerisce ben altro. D’altra parte riflettevo sulla necessità di rendere il protagonista di una storia accessibile al pubblico, qualcuno per cui ci si senta autorizzati a fare il tifo, per cui Cesare Borgia ripeterà “voglio proteggere la mia famiglia!” ogni tre per due mentre manda il suo sgherro ad assassinare qualcuno, il Libanese sarà animato dal desiderio struggente e malriposto di rendere fiera sua madre, e via dicendo.
Eymerich disegnato da David Sala. Un tipetto amabile
Tuttavia mi domando anche se, nella narrativa seriale, stiamo assistendo al crepuscolo degli stronzi. Giusto ieri ho finito di leggere Rex tremendae maiestatis, l’ultimo libro della saga di Eymerich di Valerio Evangelisti. Al di là dei giudizi di merito sul libro stesso (a cui ho dato quattro stelline su anobii più per affetto nei confronti del personaggio che per il valore del romanzo in sé: diciamo che i fasti di Cherudek, ma anche de Il castello di Eymerich, sono rimasti cosa del passato), è impossibile non notare come gli angoli della personalità asprissima dell’inquisitore si siano smussati, vuoi per l’età o che altro. Parliamo di un personaggio che si distingue per integralismo religioso, disprezzo dei più deboli, misantropia, antisemitismo e misoginia, per non parlare della convinzione incrollabile di essere sempre nel giusto, anche quando compie azioni moralmente discutibili (tipo spingere persone giù da dei dirupi) perché tanto “Dio è con lui”. Eppure Eymerich funziona tanto più è sgradevole e respingente, ed è stato precursore di un tipo di personaggio che l’ha fatta da padrone nella serialità televisiva degli anni zero , cioè il PROTAGONISTA STRONZO, che rientra nella definizione di Antieroe di tipo 4, ma anche no.
IO SONO TETSUO! Ah no scusa, ho sbagliato pasticca
Penso a House, che in un certo senso è il paradigma di questo tipo di personaggio, ma anche, in maniera diversa, a Vic in The Shield (che è capace di azioni eroiche quanto di comportarsi come un’autentica MERDA UMANA: non si fanno certe cose agli amici, Vic! Anche se non è che gli amici fossero molto meglio di lui). Per non parlare del cast intero di Nip/Tuck, un telefilm che, anche prima di fare il salto dello squalo, del merluzzo e del tonno Nostromo, si contraddistingueva per essere popolato da gente amorale e meschina ai massimi livelli. Cose che avevamo già visto (e anche peggio) in un qualsiasi romanzo di Bret Easton Ellis, ad esempio – ma che qui erano applicate a un prodotto popolare per eccellenza come la serie televisiva, che per definizione, per fidelizzare lo spettatore, deve farlo affezionare ai personaggi.
Ecco, io ho l’impressione che nello scorso decennio la televisione mi abbia dato diversi stronzi a cui affezionarmi. Ma mi sembra anche che sia in corso un’inversione di tendenza: House ormai alla peggio fa i dispetti a Wilson e lì finisce la sua bastardaggine, i chirurghi plastici di dubbia moralità sono caduti nel dimenticatoio (lo sapevate che Nip/Tuck è finito nel 2010 con l’episodio 100? No? Appunto) e Vick Mackey, beh, lui ha saputo mollare prima di sputtanarsi – The Shield ha sicuramente avuto un calo nel corso delle stagioni, ma non si può dire che abbia mai davvero tradito lo spirito bastardo dentro della prima ora. Lie to me, epigono di House con il suo protagonista geniale ma poco portato per i rapporti umani, non ha avuto gli ascolti sperati e ha rischiato di essere interrotto alla seconda stagione. E anche se apparentemente si esula un po’ dalla categoria, confrontare le figure di eroe/leader di Lost e di The Walking Dead e vedere quale telefilm ha il padre di famiglia ligio alla legge e quale il tipo (divorziato!) tormentato, rompicoglioni e vagamente ciclotimico con un passato – e un futuro – da alcolista.
Potrei benissimo sbagliarmi, ma secondo me ci stiamo avviando verso un ritorno non dico dell’eroe, ma del protagonista che (nemmeno tanto) in fondo è un buon cristo che fa il suo dovere senza sentirsi obbligato a prendere a pesci in faccia il prossimo – oppure, se è un criminale o un sociopatico (o un signore rinascimentale), fa quello che fa ma sì, beh, dai, in fondo non è tanto male. Oppure l’hanno picchiato da piccolo (a dirla tutta, per me il salto dello squalo di House è avvenuto già quando è saltato fuori che la nonna lo menava o roba del genere). Beninteso, non giudico ciò né positivo né negativo – né penso che mancheranno le eccezioni – ma tendo a vederci un segno dei tempi. Magari in futuro si dirà che, in un periodo di crisi economica e incertezza generale, il pubblico aveva voluto almeno la rassicurazione di potersi identificare in personaggi solidi, caldi, invece che in individui complicati e respingenti. Staremo a vedere se la narrativa popolare che verrà ci parlerà della gente che vorremmo sperare di essere, invece di chiederci cos’è che non ci piace di noi stessi.
A me non è piaciuto il film dei Fantastici 4, vale come risposta?